“Voglio che il mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.”

Antonio Gramsci

Manca un mese alla fine del 2023 e possiamo essere anticonformisti quanto vogliamo, ma è pressoché inevitabile trovare a soffermarsi anche solo per un attimo su questo momento di passaggio. 

Per una volta però proviamo a concentrarsi non tanto sul bilancio dei passati 365 giorni né tantomeno sui pronostici che con tutta probabilità non mancheremo di disattendere.
Prendendo spunto da quello che ci insegnano le pratiche olistiche e il cammino rimaniamo sul qui e ora e soffermiamoci dunque sul passaggio.
Una parola a noi molto cara dal momento che deriva proprio da ‘passo’.

Avevamo già parlato parecchie newsletter fa di questo lemma, ma per l’occasione vale la pena rispolverare un attimo la memoria.
Passo deriva dal lattino passus, ovvero il participio passato pandere ‘stendere, spiegare, aprire’. Lo sentite anche voi questo profumo che si è sparso nell’aria a leggere l’etimo?


È il profumo di libertà, di sconfinamento, di cambiamento, ampliamento di sguardo, e di prospettive allargate che il passo e il passaggio portano con loro.
Come due sono i piedi, e da uno si parte e sull’altro si arriva, col passo lanciato verso un vuoto senza appoggi, il passaggio è una proiezione fra due stati diversi; ed è proprio in quel momento sospeso tra quei due punti che può avvenire la magia, ovvero può esserci il cambiamento.

Più che la staticità di un bilancio o di un ‘buon proposito’ ben venga la dinamicità dei passaggi…che possiamo cogliere tutta la potenzialità del loro arrivo.