I colori, come i lineamenti,

seguono i cambiamenti delle emozioni.

Pablo Picasso

Il cielo è azzurro, il mare è blu, l’erba è verde, le fragole sono rosse.

Così ci hanno insegnato. E così, per fretta o per abitudine, continuiamo a classificare ciò che vediamo. In un mondo che corre veloce e che ci chiede continuamente di semplificare, siamo portati a definire le cose in modo netto, immediato, spesso superficiale. Basta però uscire, letteralmente o simbolicamente, dalla “casella” che abitiamo ogni giorno per accorgerci che il cielo non è solo azzurro. È cenere, indaco, perlaceo. Ha dentro di sé riflessi che cambiano con l’ora, con il tempo, con l’umore.

Camminare nella natura, immergersi in una pratica olistica, rallentare lo sguardo… tutto questo riattiva in noi una percezione più profonda, più sottile.

Ed è lì che avviene il piccolo miracolo: iniziamo a sentire una corrispondenza tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Le sfumature del paesaggio possono risvegliare quelle dell’anima. Ogni emozione, ogni pensiero, ogni ricordo ha una tinta che lo accompagna — e riconoscerla, senza giudizio, è già un gesto di cura.

Forse dovremmo fare più spesso questo esercizio: osservare i colori che ci circondano e quelli che ci abitano. Non per controllarli, ma per riconoscerli. Ogni tonalità ha qualcosa da dire, anche quelle che ci sembrano più cupe o confuse. Perché spesso, ciò che chiamiamo cambiamento non è altro che un cambio di luce.

E tu, di che colore sei oggi?