La Valle delle Meraviglie
Dalle Alpi alla Costa Azzurra
“Qui la natura è straordinariamente bella. In tutto e dappertutto: la cupola del cielo è di un blu sorprendente, il sole manda raggi color zolfo pallido…”
Van Gogh
Dettagli del viaggio
Durata
Difficoltà

Info



Quota: € 175 da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).
Spese previste: € 265. Sono calcolate accuratamente per mangiare e dormire tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo.
Il viaggio
Un’immersione nel Parco Naturale del Mercantour che attraverso panorami, flora e fauna alpina, porta alla scoperta dei laghi glaciali e delle incisioni rupestri dell’Età del bronzo. Percorriamo i sentieri delle valli di Valmasque, Fontanalba e delle Meraviglie. Tra larici e pini cembri, rododendri e sassifraghe è probabile imbattersi in timidi camosci, marmotte e stambecchi.
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Sa 29: Col di Tenda – Casterino
15 km – 5 h – [+400/-700m]
Trasferimento in pullman al Col di Tenda e partenza. Prima giornata con un discreto dislivello effettuato per lo più su stradoni sterrati tra i forti ottocenteschi del col di tenda. Questa estesa linea fortificata venne costruita in seguito alla cessione di una parte della val Roia alla Francia durante il processo di unificazione dell’Italia. Tra stambecchi, marmotte, rododendri e astri alpini si arriva al forte Giaura ai piedi della Rocca dell’Abisso. Un sentiero tra praterie alpine e larici porta alla bassa di Peirafica e, tramite un sentiero, a Casterino. Cena e Pernottamento all’Auberge di Casterino.
Do 30: Casterino – La Miniere de Vallauria
14 km – 5 h – [+700/-800]
Si percorre lo stradone sterrato fino al Lac Vert di Fontanalba per far visita alle incisioni rupestri dell’età del bronzo intorno al lago. Dopo la visita al lago si risale la bassa di Vallauretta su un bellissimo sentiero tra i larici per poi riscendere verso il lago della miniera e il villaggio delle vecchie miniere di Vallauria. Le miniere, sfruttate dai saraceni nel X secolo per l’estrazione della galena argentifera, furono utilizzate in seguito da una società elettro-mineraria di Genova per l’estrazione dello zinco dalla blenda. Cena e pernottamento presso il rifugio Neige et Merveilles.
Lu 31: La minière de Vallauria – Refuge des Merveilles
15 km – 5/6 h – [+900/-300]
Il cammino continua su un piacevole sentiero e su uno stradone sterrato, che sale dolcemente verso il rifugio delle Meraviglie tra fresche cascate e boschi di larice. Prima di arrivare al rifugio si è accolti da uno scenario alpino incantevole caratterizzato da laghi di origine glaciale, praterie alpine, torbiere e cime rocciose. Dopo una prima sosta al rifugio con splendida vista sul lago sottostante e sul versante sud del monte Bego, si percorrono i sentieri circostanti che costeggiano i numerosi laghi dei dintorni. Si arriva così a quota 2400m ai piedi della cime du Diable, punto più elevato della giornata. Ritorno al rifugio delle Meraviglie, cena e pernottamento.
Ma 1: Refuge des Merveilles – Refuge de la Valmasque
14 km – 5 h – [+400m/-300]
Si risale la valle delle Meraviglie verso la bassa di Valmasque. Si percorre in questa giornata una delle aree più pregiate ed interessanti del parco caratterizzata da numerose incisioni rupestri suggestive e antichissime presenti sulle rocce lisce levigate dai ghiacciai. Dai pastori ai contadini, dai chierici ai soldati, chiunque abbia attraversato dal 3000 a.C. questa zona, affascinato dalle rocce circostanti e dai fenomeni naturali che qui avvenivano, volle lasciare per motivi religiosi, cerimoniali o culturali una tangibile traccia del proprio passaggio. Natura e religione aiutarono a considerare l’area del monte Bego un luogo sacro, sede di forze oscure e prodigiose del Bene e del Male. Dalla bassa si percorre in discesa la Valmasque costeggiando i tre bellissimi laghi del Basto, lago Verde e lago Nero. Accompagnati dai camosci e dalle marmotte, si giunge al rifugio della Valmasca.
Me 2: Refuge de la Valmasque
9 km - 3h - [+/-700]
Dal rifugio si abbandona il lago verde e si scende prima su sentiero e poi su stradone verso il Gias del Basto. Ora tramite uno stradone asfaltato di circa 2 km si raggiunge nuovamente Casterino. Rientro a Ventimiglia (stazione dei treni) in pullman entro le 14 per permettere di tornare alle località di provenienza.
Inizio viaggio:
sabato 29 luglio, ritrovo alla stazione ferroviaria di Sanremo alle 10.00, raggiungibile in auto o in treno o bus.
Possibilità di arrivare a Sanremo la sera prima.
Fine viaggio:
mercoledì 2 agosto alle 14 alla stazione ferroviaria di Ventimiglia.
Cammino:
camminata senza difficoltà tecniche su sentieri ben segnalati, con dislivelli positivi fino ad un massimo di 800m circa in giornata, per cui si consiglia di arrivare con un minimo di allenamento.
Notti:
in rifugi alpini.
Pasti:
pranzo al sacco per la prima giornata, seconda giornata e nell’ultima giornata di rientro. La pensione completa dei rifugi per i giorni successivi prevede cena, pernottamento colazione e un pranzo al sacco per il cammino.
Sapori tipici:
si dice che quella della Provenza sia la “cucina del sole”, perché alla base dei migliori piatti regionali troviamo materie prime che hanno bisogno di molto sole per maturare come le olive, i pomodori, l’aglio e le erbe aromatiche tipiche della zona (rosmarino, maggiorana, timo). La cucina provenzale è semplice ma molto saporita e fa largo uso sia dei prodotti della terra che di quelli del mare. Tra i piatti caratteristici di quest’area troviamo la “Bouillebaisse”, ossia una zuppa di pesce con pomodoro e zafferano, la gustosa “Brandade”, una sorta di baccalà mantecato, l’agnello di Luberon, famoso per la sua carne saporita, il “Gardiane de taureau”, ovvero lo stufato di toro tipico della Camargue, la “Pissaladiére”, una sorta di pizza con crema di cipolle, formaggio ed erbette, i “Bignets de sardines”, appetitosi filetti di sardina fritti e le classiche “Moules à la marseillaise”, cozze condite con pomodoro.
Difficoltà:
2+ su 4. Si tratta di un viaggio itinerante con lunghezze e dislivelli discreti, zaini con ricambi, attrezzatura per rifugi e abbigliamento per 5 giorni di cammino.
Note:
il percorso e gli alloggi possono subire modifiche, in base alle condizioni atmosferiche o alle necessità del momento.
La copertura telefonica in questa zona non è garantita.
La strega Ravelli di Valmasque
Le incisioni che dall’età del bronzo sono state scolpite sulle rocce del monte Bego, oltre ad accertare una millenaria frequentazione da parte di pastori e agricoltori, rivelano le manifestazioni emotive e culturali di coloro che, oltre a voler lasciare una traccia indelebile del proprio passaggio, voleva comunicare con le disponibilità d’acqua per i pascoli, ma anche negativamente con i frequenti temporali che potevano rovinare mesi di lavoro nei campi. La lotta in natura tra il bene e il male fu al centro dei miti, nati dall’incontro delle superstizioni pastorali alpestri di origine pagana con la volontà della religione cristiana di fornire, attraverso le leggende popolari, un modello di comportamento etico e religioso di tipo cristiano. Anche l’area delle Meraviglie presenta numerose leggende tra cui quella della Valle della Strega.
“la tradizione ci insegna che la Valmasca, o Valle della Strega, era abitata permanentemente nei tempi remoti dalla famosa strega Ravelli di Pavia, cacciata da Tenda, ove aveva seminato lutti e terrore. Visse per secoli dove oggi nasce la sorgente della Valmasca, ma il suo dominio giungeva fino alla valle delle Meraviglie, località nella quale essa era solita intrattenersi con i demoni. Ogni anno la strega sacrificava nel lago (che anticamente veniva chiamato lago del Diavolo) quattro montoni che i pastori di Tenda dovevano offrirle per poter restare in pace. Alla fine sparì, ma ogni qualvolta i pastori conducevano le greggi nella valle, accadevano le disgrazie più tremende, con nuovi lutti, distruzioni, terrore. Per porre termine a un simile stato di cose, sette monaci, in fama di santità, raggiunsero la bassa di Valmasca e qui, malgrado lo scatenarsi degli elementi, riuscirono a localizzare la spelonca in cui era vissuta la strega, a distruggere gli strumenti e a bruciare i libri del male. Ma improvvisamente uno sterminato numero di corvi, amici della strega, con potere di demoni, si levò in volo, oscurando tutta la valle. I monaci allora raggiunsero la vetta del Bego e pregarono Dio di allontanare i corvi: il Signore li esaudì, trasformando gli uccelli in larici. Qualche diavolo però riuscì a fuggire nella valle delle Meraviglie, dove viveva un vecchio eremita. Questi, con pazienza, bontà e forza della preghiera, riuscì finalmente a fare trionfare il bene, dopo una immane lotta col male, dalla cui violenza ebbero origine gli enormi sfasciumi di pietre che ricoprono la valle, i cui colori rossi, gialli, verdi, furono provocati dai fulmini che fecero fuggire il male per sempre. Il vecchio eremita, prima di morire, incise su una roccia una misteriosa iscrizione che non fu mai ritrovata. Ma per ricordo, riconoscenza e devozione, per domandare favori o per ringraziamento a quelli, durante i secoli che seguirono i pastori della regione salirono nella valle lasciando sulle rocce un grande numero di segni, che tutti possono vedere. I miti larici, coi loro tristi tronchi rinsecchiti, testimoniano ancora oggi della lotta che fu vinta dal bene, e che durerà fino a che i corvi sorvoleranno la Valmasca senza mai scendervi.”
(da Le alpi Marittime e le meraviglie del monte Bego, Enzo Bernardini, Genova, Sagep, 1979, pp, 278-279)