C'erano una volta i ghiacciai

Parco Nazionale dello Stelvio

Lombardia
Da dom 07 lug 2024 a sab 13 lug 2024
Codice viaggio [37]

"Mentre il paesista ammirerebbe i nudi scogli, sporgenti dalle macchie di abeti di continuo spruzzati da cascate argentine, il geologo sarebbe lieto di osservare quell’alternarsi di schisti a mille colori, di banchi di calcare saccaroide, di porfiri dioritici…"
Antonio Stoppani

Dettagli del viaggio

Durata

7 gg

Difficoltà

    Difficoltà Livello 6

Info

    Rifugio Pensione Senza zaino Base fissa

Quota di partecipazione: € 350da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).

Spese previste: € 430 circa, da portare con sé per mangiare e dormire. Sono calcolate accuratamente tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo. 

Il viaggio

Questo percorso, in ambiente di alta montagna, permette di conoscere il settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio: dalle grandi masse glaciali del Ghiacciaio dei Forni e delle cime del gruppo Ortles Cevedale, alle praterie e alle cembrete della Valfurva, in una delle zone faunisticamente più interessanti delle Alpi. 
Malghe e alpeggi mantengono in vita produzioni di prodotti tipici d'eccellenza.
Il camminare senza il peso dello zaino settimanale, ma solamente con uno zainetto da giornata, rende le escursioni meno faticose, permettendo così la partecipazione anche a chi non è particolarmente allenato.

Scopri di più

Do 7: Santa Caterina Valfurva - Forni 
6 km – 2 h – [+540]
Salita al Rifugio Forni a 2176 m di quota, che sarà la base di partenza per le escursioni dei giorni successivi.

Lu 8: Forni – Pizzini - Branca
10 km - 5 h – [+/-800]
Escursione in Val Cedèc ai piedi del ghiacciaio del Cevedale e delle cime più importanti del Parco, quali il Gran Zebrù, fino al Rifugio Pizzini (2706 m), quindi al Rifugio Branca (2498 m), passando per le trincee della Prima Guerra Mondiale ed una malga di produzione di formaggio locale.

Ma 9: Forni – Lago della Manzina
10 km –  5 h  [+/-760]
Escursione al lago della Manzina, da cui si gode un ampio panorama verso il ghiacciaio dei Forni.

Me 10: Forni - Branca 
11 km - 5 h [+/-800]
Ai piedi del ghiacciaio che fino a pochi anni fa vantava il primato di essere il più vasto della catena alpina, tra trincee e resti della guerra, percorrendo il sentiero glaciologico del centenario.

Gi 11: Forni – Passo Zebrù
6h – [+/-1100]
Salita ai passi dello Zebrù, sempre oltre i 3.000 metri, in un tipico ambiente di alta montagna, a visitare i resti della Prima Guerra Mondiale.

Ve 12: Forni – S. Antonio Valfurva
18 km -5 h – [+300/-1100]
Percorriamo dall’alto la valle fino a raggiungere la bassa Valfurva all’altezza dell’abitato di S.Antonio (1340 m), dove pernottiamo in hotel.

Sa 13: Bormio
Trasferimento a Bormio. La mattinata può essere dedicata autonomamente al relax (terme) o alla visita della città e ripartire nella tarda mattinata/primo pomeriggio per il ritorno alla base.

Inizio viaggio:

domenica 7, ore 14.40 a Santa Caterina Valfurva.

Milano Centrale partenza 10.20 con arrivo a Sondrio alle 12.25, da qui prendiamo il bus sostitutivo che arriva a Tirano alle 13.05.
Alle 13.10 pullman per Bormio con arrivo 14.10. Alle 14.15 c'è un pullman per Santa Caterina che arriva alle 14.40.


Fine viaggio:

sabato 13, Bormio 13.50 bus di linea per Tirano e lì treno delle 15.10 per Milano Centrale  (17.40)


Cammino:

mulattiere della prima Guerra Mondiale, sentieri montani, su terreno roccioso, a tratti ripidi senza difficoltà tecniche, ma con necessità di conoscenza dell’ambiente montano e/o di attenzione in qualche passaggio; si consiglia di arrivare con un minimo di allenamento.


Notti:

dal 1° al 5° giorno il pernottamento è in rifugio con camere a 4/6 letti a castello con bagni in comune, biancheria inclusa. Il 6° giorno in hotel con camere 2/3/4 letti, con bagno in camera. In questo caso per questo ultimo giorno è previsto il trasporto bagagli.


Pasti:

le cene e le colazioni sono consumate nelle strutture ricettive dove si dorme. Alcuni pranzi sono al sacco, forniti dalle strutture stesse, altri possono essere consumati in Rifugi sul percorso.


Sapori tipici:

la ricca gastronomia locale vanta formaggi e salumi (Bitto, Casera e Bresaola) pane di segale, pizzoccheri, sciatt, dolci nutrienti e sostanziosi ricchi di frutta secca, mele.


Difficoltà:

2+ su 4. Si tratta di un viaggio a base fissa senza zaino o con trasporto dello stesso per la tappa finale.


Note:

il percorso e gli alloggi possono subire modifiche, in base alle condizioni atmosferiche o alle necessità del momento.

Difficoltà e Tipologia:leggenda viaggi a piedi

Al confine tra la terra e il cielo, spicca la superba vetta del Gran Zebrù, che si innalza maestosa oltre i 3.800 metri nel Parco Nazionale dello Stelvio, sulla cresta di confine fra Valfurva ed Alto Adige. Un monte che, visto dalla Val Cedec (laterale della Valfurva) si distingue da ogni altro, per l’eleganza e la simmetria della sua forma piramidale, rivestita dai ghiacci.
Un monte che, in realtà, è una torre che si erge su un castello, un ponte gettato fra terra e cielo, dove abitano gli spiriti più nobili che hanno lasciato orme mortali sulla terra, su cui domina quello di un cavaliere.
Johannes Zebrusius è il suo nome mortale. Questi, feudatario della Gera d’Adda (territorio oggi in provincia di Bergamo, tra il fiume Adda, il fiume Serio e il Fosso bergamasco), nel 1150 si innamorò di Armelinda, figlia di un castellano del Lario. Questa ricambiò il suo amore e gli promise eterna fedeltà, ma il padre si oppose fermamente, dichiarando che non avrebbe mai concesso al cavaliere la mano della fanciulla. Per il dolore, ma anche nella speranza di superare la ferrea opposizione del padre, mettendosi in buona luce ai suoi occhi, Johannes decise di partire per una Crociata in Terrasanta, dove rimase quattro anni. Al suo ritorno le sue speranze, però, furono bruciate, come i primi germogli alle gelate di primavera, poiché non solo il padre non aveva cambiato idea, ma l’amata aveva tradito il giuramento di eterno amore, sposando un castellano del milanese.
L’animo del cavaliere fu spezzato, come un ramo per un turbine improvviso. Non morì Johannes. Vagò cercando le terre più solitarie, e smise di vagare quando raggiunse la valle che gli parve più lontana dagli uomini e dalla loro malvagità: la Val Zebrù. Lì rimase trent’anni e un giorno, vivendo nella solitudine e nelle preghiere.
Non poteva, però, pensare di morire lasciando il proprio corpo in balia degli elementi e degli animali. Costruì, allora, un complesso congegno con tronchi di legno. Quando sentì giunta la sua ultima ora, si lasciò andare sui tronchi di quella triste macchina: il peso del suo corpo la mise in moto e fece calare sul moriente un enorme masso bianco, su cui era scritto “Joan(nes) Zebru(sius) a.d. MCCVII”. Fu, quella, la sua tomba. La si vede ancora dalla Baita del Pastore, guardando verso il limite inferiore del ghiacciaio della Miniera.
Lì rimase il corpo. L’anima volò, invece, per breve tratto, fino al Gran Zebrù, il monte che già nel nome celava la sua segreta natura: deriva forse, infatti, dalla radice celtica “se” (“spirito buono”), congiunta con “bru” (abbreviazioni di “brugh”, che significa “rocca”, “luogo fortificato”). La rocca degli spiriti buoni si spalancò all’arrivo della nobile anima, che aveva sopportato senza spirito di vendetta un destino così duro.  

Quota di partecipazione: € 350da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).

Spese previste: € 430 circa, da portare con sé per mangiare e dormire. Sono calcolate accuratamente tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo. 

Puoi scegliere di pagare il tuo viaggio a piedi comodamente online tramite Paypal. Contattaci prima per la conferma della quota di partecipazione.

Puoi scegliere di pagare il tuo viaggio a piedi comodamente online tramite Paypal. Contattaci prima per la conferma della quota di partecipazione.