Nel cuore dell’oscurità nasce la luce.

E nel silenzio della notte si ode

il respiro della vita che continua.

Kahlil Gibran

Tra fine ottobre e inizio novembre, molte tradizioni riconoscono un passaggio sottile tra visibile e invisibile, tra il mondo dei vivi e quello dei ricordi.

Gli antichi lo chiamavano Samhain, oggi lo conosciamo come Halloween o come la Festa dei Morti: al di là dei nomi, è un tempo che ci chiede di onorare ciò che è stato e di prepararci a un nuovo ciclo.

Per chi cammina, il senso del passaggio è familiare.

Ogni tappa è un piccolo rito di trasformazione: si lascia qualcosa alle spalle, si attraversa una soglia invisibile, e si giunge, un po’ cambiati, dall’altra parte.

In questo periodo sotto i nostri piedi le foglie scricchiolano ricordandoci che ogni fine è solo l’inizio di un nuovo ciclo. Ogni passo diventa un invito a riconnettersi con le nostre radici, con chi ci ha preceduto, con le parti di noi che abbiamo lasciato lungo il cammino della vita.

Samhain è anche un invito a stare nel mistero, a non avere fretta di capire o di fare.

E allora, nella notte di Halloween, non si tratta solo di maschere o dolcetti: è il momento di onorare chi ci ha preceduti, di ringraziare i sentieri percorsi, e di chiedere luce per quelli ancora da attraversare.

Come il seme che riposa nel buio della terra, anche noi abbiamo bisogno di spazi vuoti, di silenzi che accolgono, di profondità e immersione.

Che questo Samhain ci insegni a muoverci tra luce e ombra, tra fine e inizio… tra terra e cielo.