Sentiero delle Foreste Sacre

Gli alberi raccontano: leggende e spiritualità

Emilia-Romagna - Toscana
Da sab 05 ago 2023 a sab 12 ago 2023

“La via più chiara per penetrare nell’Universo passa per l’intrico di una foresta”
John Muir

 

Dettagli del viaggio

Durata

8 gg

Difficoltà

    Difficoltà Livello 6

Info

    Rifugio Pensione Itinerante

Quota: € 315 da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).

Spese previste: € 480. Sono calcolate accuratamente per mangiare e dormire, tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo. 

Il viaggio

Tra Romagna e Casentino in un fitto intreccio di elementi storici, letterari e naturali nelle foreste più verdi di tutto l’Appennino. Andiamo sui versanti toscano e romagnolo del Parco Nazionale. Se in Casentino la vegetazione è più ordinata, grazie anche all’opera boschiva dei Monaci Camaldolesi, oltre il crinale, in Romagna, troviamo un territorio più selvaggio, dove sono ancora evidenti le tracce di un antica civiltà rurale oggi perduta.

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Sa 5: ritrovo ore 18 circa a S.Sofia, sistemazione in B&B

Do 6:  Ridracoli – Poderone
km 16 - 7 h - [+750/- 250]
Partenza dalla localita’ di Ridracoli, il borgo più incastonato tra le valli e crinali dell’appennino Romagnolo i cui abitanti dei secoli scorsi erano famosi per essere furbescamente pazzi. Si sale verso S.Paolo Alpe dove una estesa prateria ospita spesso ungulati al pascolo. Lungo il cammino possiamo ammirare spesso la caratteristica formazione geologica del territorio, la stratificazione marnoso-arenacea. In serata raggiungiamo il Poderone, un grazioso agriturismo per un sicuro relax.

Lu 7: Poderone-Camaldoli    km 22 - 7.30 h - [+600/-250]
Immersi nelle secolari foreste e prima del P.sso Calla vediamo l’odierno albergo Granduca, in passato residenza estiva del Granduca Leopoldo II, uomo di fondamentale importanza per la rinascita delle foreste Casentinesi, nel periodo del suo governo. Poi tanti km sul sentiero 00 di confine, toccando i 1500 metri di Poggio Scali e il suo magnifico panorama, prima di scendere a Camaldoli con una sosta presso il famoso Eremo Camaldolese, fondato da S.Romualdo attorno agli anni 1000. Alloggio presso il grazioso ed ospitale albergo a Camaldoli.

Ma 8: Camaldoli- Ca’ di Veroli
km 21 - h 7- [250/-900]
La tappa prevede il ritorno in Romagna, un tratto servito con un pulmino per raggiungere la localita’ Cancellino, una singolare stazione ferroviaria dei decenni passati, quando di qui si gestiva il trasporto di legname, tramite vagoni in via ferrata. Quindi arrivo in una delle tipiche” case sparse” , Ca’ di Veroli, ora ristrutturata ed adibita ad alloggio. Nei dintorni, il ramo del fiume Bidente, denominato di Pietrapazza, offre la possibilita’ di bagnarsi nelle fresche e limpide acque.

Me 9: Ca’ di Veroli – Badia Prataglia
km 21 -  h 8 - [+1000/– 600]
La tappa prevede una suggestiva camminata lungo il fiume sassoso con acque limpide e immerso nel verde, prima di giungere alla chiesina antica di Pietrapazza, quindi risalendo gradualmente si incontra l’Eremo Nuovo, avamposto romagnolo dei monaci Camaldolesi. Ritorno nelle ombreggianti foreste di abete acero e faggio, di nuovo in Toscana. Alloggio a Badia Prataglia, presso albergo Giardino.
PS. Per il percorso nel fiume sono necessari sandali con suola da trekking, (ideali) o scarpe basse da poter bagnare.

Gi 10: Badia Prataglia- Casanova dell’Alpe
Km 18 - h 7 [+700/ -600]
Ancora torrenti e foreste, armonie di suoni dell’acqua ci accompagnano, il sentiero Scalandrini e’ sicuramente il piu apprezzabile del Parco, raggiunge il centro della Foresta della Lama. Un'area pianeggiante tra foreste e crinali, punto di  smistamento del legname da parte della Repubblica Fiorentina, che utilizzava gli alti fusti, per la costruzione del Duomo di Firenze e per le flotte marinare di Pisa e Livorno. Si risale verso il P.sso della Bertesca e poi discesa per raggiungere Casanova dell’ Alpe, dove alloggiamo in autogestione in un antica canonica ristrutturata.

Ve 11: Casanova dell’Alpe – Ca’ di Sopra
km 16 - h 6 - [400/-600]
Faggi e abeti secolari fanno da cornice a percorsi fuori  sentiero,che rendono suggestiva la camminata attraverso gli angoli più nascosti e selvaggi del versante romagnolo del parco. Punti panoramici e passaggi tra i torrenti ci accompagnano fino al lago di Ridracoli, bacino artificiale immerso nel verde sulle sponde del quale si alloggia nell’accogliente Rifugio Ca’ di Sopra, dove spesso cenano assieme ai camminatori, daini e caprioli curiosi..

Sa 12: Ca’ di Sopra-Ridracoli
km 5 - h 2.30 [+ 50/-250]
Una tappa di avvicinamento realizzata nella mattinata, ancora lungo le sponde del  lago di Ridracoli. Attraversiamo, la maestosa diga omonima dai 100 metri di altezza, prima di scendere verso Ridracoli.

Inizio viaggio:

sabato 5, ore 18.30 a S.Sofia (sulla strada Bidentina direzione Campigna, 50 km da Forlì).
S.Sofia è raggiungibile anche con autobus di linea 132 alle ore 17.10. Il bus si trova fuori dalla stazione dei treni, area bus, e arriva a S.Sofia alle ore 18.20.l


Fine viaggio:

sabato 12, pomeriggio a S.Sofia. Autobus per Forlì abbastanza frequenti, anche con cambio a Meldola.


Cammino:

su comode mulattiere e su sentieri montani a volte comodi, a volte più accidentati, anche su terreni rocciosi. Percorriamo qualche crinale senza particolari esposizioni e difficoltà tecniche.


Notti:

ostello, agriturismi, case in autogestione, rifugio, alberghi.


Pasti:

pranzi al sacco, colazioni e cene nelle strutture che ci ospitano. 2 cene e colazioni in autogestione.


Sapori tipici:

prodotti del bosco come miele e melata, farina di castagne con cui si producono anche pasta e biscotti, funghi, formaggi come il pecorino e il Raviggiolo.


Difficoltà:

2+ su 4. Si tratta di un viaggio itinerante, occore un po' di preparazione ai dislivelli indicati.


Note:

il percorso e gli alloggi possono subire modifiche in base alle condizioni atmosferiche o alle necessità del momento.

La vicenda di Mantellini potrebbe aprirsi con il famigerato incipit: “Era una notte buia e tempestosa…” (!!!), dato che il suo arrivo nella Romagna-Toscana avrebbe tirato in ballo anche gli elementi naturali. Ma chi diavolo era costui? La gente del luogo non osava quasi chiederselo e tanto meno indagare, giacché erano ben altre le sue occupazioni quotidiane e perché quella figura allampanata e vestita di nero, con un gran cappello dello stesso colore calato fin sugli occhi acquosi, grandi e più oscuri di una notte senza luna, il viso scavato, la pelle olivastra, le labbra sottili e di un colore rosso sangue, e la “demoniaca” capretta dal mantello bianco e dagli occhi rossi, che lo seguiva ovunque, mettevano a chiunque un senso di disagio e di inquietudine. Si diceva che Mantellini fosse un uomo estremamente ricco, ma anche altrettanto malvagio (non si osava quasi sussurrare che fosse pure dedito alla magia nera) e che pertanto il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena lo avesse mandato al confino nelle terre di Romagna appartenenti al Granducato di Toscana, relegandolo entro il perimetro della Foresta, da cui non sarebbe mai dovuto uscire per nessun motivo, pena la morte. 

Ma nonostante il suo aspetto sinistro non si hanno testimonianze che, mentre era in vita, Mantellini abbia fatto del male, perlomeno in maniera diretta o palese, agli abitanti del luogo. Ciò non tanto perché si fosse redento o peggio perché fosse un innocente ingiustamente condannato. Bensì perché stava elaborando un piano per esercitare la propria malvagità anche dopo la morte. Era una notte buia e tempestosa (beh, forse non era tempestosa, ma di sicuro era notte e le notti, lontano dalle città e dai paesi, in un periodo in cui la luce elettrica non esisteva sono davvero buie). Dicevamo che era una notte buia e non sappiamo bene se tempestosa o no quando una figura ancora più sinistra di Mantellini si materializzò nella dimora in cui quest’ultimo era stato confinato. “Perché mi hai evocato?” Chiese l’ospite appena giunto, niente affatto sorpreso, quasi conoscesse già la risposta. “Non mi pare nel tuo stile fare queste inutili domande retoriche.” Rispose Mantellini. “Credo tu lo sappia già da solo: voglio venderti la mia anima ad un prezzo decisamente vantaggioso sia per me che per te.” (Per chi non lo avesse ancora capito il personaggio apparso in casa di Mantellini era il diavolo in persona). 

“Vantaggioso? Deciderò io se mi conviene pagare il prezzo che mi chiedi per la tua anima che, vista la tua indole, è già sicuramente dannata.” “Forse, ma ho sempre la possibilità di pentirmi in punto di morte e, dopo qualche millennio di Purgatorio, volare dritto dritto in Paradiso!” Il diavolo sbottò in una risata sarcastica, ma già troppe volte le anime di peccatori apparentemente inveterati gli erano sfuggite proprio all’ultimo momento, perché questi, all’arrivo della Nera Signora con la falce, si erano repentinamente redenti. “D’accordo,” sospirò, “che cosa vuoi in cambio?” “Poter esercitare la mia malvagità anche dopo la morte!” “Devi stabilire un limite di tempo in cui ti sarà concesso questo potere e l’elemento che utilizzerai per manifestarlo. Puoi scegliere tra fuoco, terra, aria o acqua.” “Conosco le regole: voglio l’acqua per un paio d’ore!” “Quanto? Ma credi che la tua animaccia corrosa valga un simile potere per tutto quel tempo? Non ti posso concedere l’acqua nemmeno per due minuti!” Iniziò a contrattare Satana.
“Va bene. Facciamo per un’ora e mezzo.”
“Niente affatto. Non più di un minuto e mezzo.”
“Mi posso accontentare anche di una sola ora.”
“Un’ora? Posso al massimo salire a due minuti, perché sono buono!”
“Tre quarti d’ora!”
“Tre minuti!”
“Mezz’ora o non se ne fa nulla!”
“Quattro minuti oppure puoi tenerti la tua animaccia!”
“Venti minuti!”
“Divisi per quattro: te ne lascio cinque!”
“Un quarto d’ora!”
“Sei minuti!”
“Dieci!”
“Sette! È la mia ultima offerta!”
“Accetto.” Sibilò Mantellini e l’accordo fu siglato con tutti i crismi, compresa la firma con il sangue. Il diavolo soddisfatto si dileguò con una violenta fiammata che appiccò un pauroso incendio alla casupola dove abitava Mantellini. Nel rogo sparì sia il corpo di questi che quello della sua demoniaca capra, la quale, però, prima di svanire per sempre lasciò impresse nella roccia le impronte dei suoi quattro zoccoli. Ma a questo punto Mantellini ricevette tutto il potere che aveva chiesto a Satana. Furono sette minuti da apocalisse. Venti violentissimi e piogge torrenziali si abbatterono sulla foresta, stroncando rami, sradicando alberi e scoperchiando case e capanne. I fulmini cadevano sugli alberi secolari schiantandoli e incendiandoli come zolfanelli.

Gli animali, in preda al terrore, fuggivano, mentre gli uomini guardavano impotenti gli elementi che si accanivano sulle loro povere abitazioni e sui loro cari. La violentissima pioggia gonfiò repentinamente i mille rivoli e torrenti che scendevano dai fianchi della montagna provocando frane e smottamenti che trascinavano con sé ogni cosa, piante, case o persone, mentre la fiumana travolgeva i ponti lungo tutta la vallata in cui echeggiava il rombo della catastrofe che distruggeva quelle terre. Poi, dopo sette minuti esatti, tutto cessò. Ed una calma ed un silenzio plumbei scesero su quella tragedia che gli abitanti del luogo avrebbero ricordato dolorosamente per molti anni.

Da allora, ogni volta che la tempesta si abbatte sulle montagne, c’è chi dice di avere visto la sagoma allampanata di Mantellini, avvolto nel suo pastrano nero, svettare nella pioggia, in piedi sulle rocce tra i torrenti impetuosi, con al fianco la fedele capretta. Oppure, si dice che sia possibile, mentre si attraversa la foresta, incontrare il suo spettro, soprattutto nella zona dove scorre il torrente Satanasso. Solitamente è preceduto dallo spirito della sua candida capretta ed il campanellino che essa porta al collo tintinna alle volte tra i grandi alberi, segnalando gli spostamenti del suo sinistro padrone e terrorizzando i viandanti.