Sentiero delle Foreste Sacre

Parco Nazionale del Casentino

Emilia-Romagna - Toscana
Da sab 03 ago 2024 a sab 10 ago 2024
Codice viaggio [44]

“La via più chiara per penetrare nell’Universo passa per l’intrico di una foresta”
John Muir

 

Dettagli del viaggio

Durata

8 gg

Difficoltà

    Difficoltà Livello 6

Info

    Rifugio Pensione Itinerante

Quota: € 400 da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).

Spese previste: € 480. Sono calcolate accuratamente per mangiare e dormire, tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo. 

Il viaggio

Tra Romagna e Casentino in un fitto intreccio di elementi storici, letterari e naturali nelle foreste più verdi di tutto l’Appennino. Andiamo sui versanti toscano e romagnolo del Parco Nazionale. Se in Casentino la vegetazione è più ordinata, grazie anche all’opera boschiva dei Monaci Camaldolesi, oltre il crinale, in Romagna, troviamo un territorio più selvaggio, dove sono ancora evidenti le tracce di un antica civiltà rurale oggi perduta.

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Sa 3: S.Sofia
Ritrovo ore 18 circa a S.Sofia, sistemazione in B&B.

Do 4: Ridracoli – Poderone  
14 km - 6 h - [+1000/-800]
Partenza dalla località di S.Agostino, alle porte della Foresta di Campigna. Subito immersi nelle secolari selve di faggio e abete, specie arborea autoctona all’interno del Parco. I fossi che attraversano la foresta con le loro acque cristalline, danno quel tocco di magia all’ambiente ombreggiato. A metà percorso pausa in località Campigna, dove oltre alla sede forestale e centro visita, si trova l’antica casa in stile Boemo, dove il Granduca Leopoldo II trascorreva le vacanze estive. In serata raggiungiamo il Poderone, un grazioso agriturismo per un sicuro relax.

Lu 5: Poderone - Camaldoli
18 km - 7 h - [+750/-1000]
Il Granduca Leopoldo II, è degno di riconoscimento, a lui e alla sua lungimiranza si deve la rinascita delle foreste Casentinesi, nel periodo del suo governo. Dopo Campigna si sale al Passo Calla sul sentiero 00 di confine, toccando i 1500 metri di Poggio Scali, prima di scendere a Camaldoli facciamo una sosta presso il famoso Eremo Camaldolese, fondato da S.Romualdo attorno agli anni 1000. Alloggio presso il Rifugio Asqua, tra la pace e il silenzio del bosco.

Ma 6: Camaldoli- Rifugio Trappisa  
14 km - 6 h - [+ 700/- 950]
La tappa prevede il ritorno in Romagna, con un pulmino si raggiunge la località Nocicchio, strategico punto della Resistenza Partigiana. Con una strada forestale si raggiunge Pietrapazza, un altro luogo di notevole importanza storica, antica canonica e punto di aggregazione delle civiltà contadine che vivevano in queste sperdute aree di Appennino. Qui il fiume Bidente di Pietrapazza che con le sue limpide acque, offre la possibiltà di un rinfrescante bagno. La sera presso il rifugio Trappisa di Sotto, ci prepariamo la cena in autogestione.  

Me 7: Rifugio Trappisa  - Badia Prataglia
16 km - 7 h - [+1100/- 900]
Da Pietrapazza all’Eremo Nuovo, antica sede dei Monaci Camaldolesi. Dai crinali Romagnoli, ci addentriamo ancora nella “ folta selva” e attraversando  un’area al di fuori dei sentieri ufficiali, si può percepire la forza e l’armonia dell’ambiente forestale, per poi raggiungere il passo Bertesca e passo Crocina. Si torna in Toscana scendendo a Badia Prataglia uno dei paesi più importanti del Parco, dove ha sede un museo meritevole di visita.  

Gi 8: Badia Prataglia - Ca di Sopra 
14 km - 7 h - [+850/-1000]
Ancora torrenti e foreste, armonie di suoni dell’acqua ci accompagnano. Il sentiero Scalandrini è sicuramente il piu apprezzabile del Parco, raggiunge il centro della Foresta della Lama. Un'area pianeggiante tra foreste e crinali, antico punto di gestione del commercio di legname da parte della Repubblica Fiorentina, che utilizzava gli alti fusti, per la costruzione del Duomo di Firenze e per le flotte marinare di Pisa e Livorno. Si scende fino al lago di Ridracoli, nella zona dove i vari fossi a monte generano il bacino, di qui un sentiero che fiancheggia il lago ci accompagna al grazioso Rifugio Ca di Sopra, dove spesso ci aspettano daini e caprioli. PS: ( in caso il livello dell’ acqua nel lago sia sufficiente  potremo usufruire del servizio di battello elettrico per raggiungere il rifugio, in caso contrario, il sentiero che fiancheggia il lago si presenta abbastanza scoperto, in questo caso dovremo affrontare per un ora,  il percorso 

Ve 9: Ca’ di Sopra- Casanova dell’Alpe 
16 km - 6 h- [+400/-300]
Se le condizioni del lago lo permettono si parte con un battello elettrico lungo il lago, quindi ancora  faggi e abeti secolari fanno da cornice a percorso della giornata, una camminata suggestiva attraverso gli angoli più nascosti e selvaggi del versante romagnolo del parco. Il fosso Ponte Camera è l'accesso per l'Abetina delle Grigiole, un sentiero ora non più tracciato, lasciato alla natura e ora ad area di riproduzione dei cervi. Non siamo  più distanti da Casanova dell’ Alpe, dove alloggiamo in autogestione in un antica canonica ristrutturata. PS: ( è una struttura  spartana e anche se ricca di fascino, richiede un po’ di spirito d’adattamento) 

Sa 10: Casanova dell’Alpe - Ridracoli
8 km - 3 h - [+ 50/-450]
Una tappa di avvicinamento realizzata nella mattinata, scendendo appare la maestosa diga del lago di Ridracoli con la sua parete di olre 100 metri di altezza. Prima di scendere verso Ridracoli ancora “ case sparse” e la famosa Farniole, dove un tempo un fantasma si diverti, con scherzi bizzarri a creare problemi alla famiglia che li abitava…

Inizio viaggio:

sabato 3 ore 18.30 a S.Sofia (sulla strada Bidentina direzione Campigna, 50 km da Forlì). 

S.Sofia è raggiungibile anche con autobus di linea 132 alle ore 17.10. Il bus si trova fuori dalla stazione dei treni di Forlì, area bus, e arriva a S.Sofia alle ore 18.20


Fine viaggio:

sabato 10, pomeriggio a S.Sofia alle 14.00. Arrivo a Forlì alle 15.00.


Cammino:

nelle foreste secolari, su comode mulattiere e su sentieri montani a volte comodi, a volte più accidentati. Percorriamo qualche crinale senza particolari esposizioni e difficoltà tecniche.


Notti:

agriturismi, case in autogestione, rifugio, alberghi.


Pasti:

pranzi al sacco, colazioni e cene nelle strutture che ci ospitano. 2 cene e colazioni in autogestione.


Sapori tipici:

pasta alla rapa rossa, tortello alla lastra, panzanella, funghi porcini, pasta sfoglia: tagliatelle cappelletti ravioli,  formaggi come il pecorino e il Raviggiolo (presidio slow-food).


Difficoltà:

2+ su 4. Si tratta di un viaggio itinerante, occore un po' di preparazione ai dislivelli indicati.


Note:

il percorso e gli alloggi possono subire modifiche in base alle condizioni atmosferiche o alle necessità del momento.

Difficoltà e Tipologia:leggenda viaggi a piedi

La vicenda di Mantellini potrebbe aprirsi con il famigerato incipit: “Era una notte buia e tempestosa…” (!!!), dato che il suo arrivo nella Romagna-Toscana avrebbe tirato in ballo anche gli elementi naturali. Ma chi diavolo era costui? La gente del luogo non osava quasi chiederselo e tanto meno indagare, giacché erano ben altre le sue occupazioni quotidiane e perché quella figura allampanata e vestita di nero, con un gran cappello dello stesso colore calato fin sugli occhi acquosi, grandi e più oscuri di una notte senza luna, il viso scavato, la pelle olivastra, le labbra sottili e di un colore rosso sangue, e la “demoniaca” capretta dal mantello bianco e dagli occhi rossi, che lo seguiva ovunque, mettevano a chiunque un senso di disagio e di inquietudine. Si diceva che Mantellini fosse un uomo estremamente ricco, ma anche altrettanto malvagio (non si osava quasi sussurrare che fosse pure dedito alla magia nera) e che pertanto il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena lo avesse mandato al confino nelle terre di Romagna appartenenti al Granducato di Toscana, relegandolo entro il perimetro della Foresta, da cui non sarebbe mai dovuto uscire per nessun motivo, pena la morte. 

Ma nonostante il suo aspetto sinistro non si hanno testimonianze che, mentre era in vita, Mantellini abbia fatto del male, perlomeno in maniera diretta o palese, agli abitanti del luogo. Ciò non tanto perché si fosse redento o peggio perché fosse un innocente ingiustamente condannato. Bensì perché stava elaborando un piano per esercitare la propria malvagità anche dopo la morte. Era una notte buia e tempestosa (beh, forse non era tempestosa, ma di sicuro era notte e le notti, lontano dalle città e dai paesi, in un periodo in cui la luce elettrica non esisteva sono davvero buie). Dicevamo che era una notte buia e non sappiamo bene se tempestosa o no quando una figura ancora più sinistra di Mantellini si materializzò nella dimora in cui quest’ultimo era stato confinato. “Perché mi hai evocato?” Chiese l’ospite appena giunto, niente affatto sorpreso, quasi conoscesse già la risposta. “Non mi pare nel tuo stile fare queste inutili domande retoriche.” Rispose Mantellini. “Credo tu lo sappia già da solo: voglio venderti la mia anima ad un prezzo decisamente vantaggioso sia per me che per te.” (Per chi non lo avesse ancora capito il personaggio apparso in casa di Mantellini era il diavolo in persona). 

“Vantaggioso? Deciderò io se mi conviene pagare il prezzo che mi chiedi per la tua anima che, vista la tua indole, è già sicuramente dannata.” “Forse, ma ho sempre la possibilità di pentirmi in punto di morte e, dopo qualche millennio di Purgatorio, volare dritto dritto in Paradiso!” Il diavolo sbottò in una risata sarcastica, ma già troppe volte le anime di peccatori apparentemente inveterati gli erano sfuggite proprio all’ultimo momento, perché questi, all’arrivo della Nera Signora con la falce, si erano repentinamente redenti. “D’accordo,” sospirò, “che cosa vuoi in cambio?” “Poter esercitare la mia malvagità anche dopo la morte!” “Devi stabilire un limite di tempo in cui ti sarà concesso questo potere e l’elemento che utilizzerai per manifestarlo. Puoi scegliere tra fuoco, terra, aria o acqua.” “Conosco le regole: voglio l’acqua per un paio d’ore!” “Quanto? Ma credi che la tua animaccia corrosa valga un simile potere per tutto quel tempo? Non ti posso concedere l’acqua nemmeno per due minuti!” Iniziò a contrattare Satana.
“Va bene. Facciamo per un’ora e mezzo.”
“Niente affatto. Non più di un minuto e mezzo.”
“Mi posso accontentare anche di una sola ora.”
“Un’ora? Posso al massimo salire a due minuti, perché sono buono!”
“Tre quarti d’ora!”
“Tre minuti!”
“Mezz’ora o non se ne fa nulla!”
“Quattro minuti oppure puoi tenerti la tua animaccia!”
“Venti minuti!”
“Divisi per quattro: te ne lascio cinque!”
“Un quarto d’ora!”
“Sei minuti!”
“Dieci!”
“Sette! È la mia ultima offerta!”
“Accetto.” Sibilò Mantellini e l’accordo fu siglato con tutti i crismi, compresa la firma con il sangue. Il diavolo soddisfatto si dileguò con una violenta fiammata che appiccò un pauroso incendio alla casupola dove abitava Mantellini. Nel rogo sparì sia il corpo di questi che quello della sua demoniaca capra, la quale, però, prima di svanire per sempre lasciò impresse nella roccia le impronte dei suoi quattro zoccoli. Ma a questo punto Mantellini ricevette tutto il potere che aveva chiesto a Satana. Furono sette minuti da apocalisse. Venti violentissimi e piogge torrenziali si abbatterono sulla foresta, stroncando rami, sradicando alberi e scoperchiando case e capanne. I fulmini cadevano sugli alberi secolari schiantandoli e incendiandoli come zolfanelli.

Gli animali, in preda al terrore, fuggivano, mentre gli uomini guardavano impotenti gli elementi che si accanivano sulle loro povere abitazioni e sui loro cari. La violentissima pioggia gonfiò repentinamente i mille rivoli e torrenti che scendevano dai fianchi della montagna provocando frane e smottamenti che trascinavano con sé ogni cosa, piante, case o persone, mentre la fiumana travolgeva i ponti lungo tutta la vallata in cui echeggiava il rombo della catastrofe che distruggeva quelle terre. Poi, dopo sette minuti esatti, tutto cessò. Ed una calma ed un silenzio plumbei scesero su quella tragedia che gli abitanti del luogo avrebbero ricordato dolorosamente per molti anni.

Da allora, ogni volta che la tempesta si abbatte sulle montagne, c’è chi dice di avere visto la sagoma allampanata di Mantellini, avvolto nel suo pastrano nero, svettare nella pioggia, in piedi sulle rocce tra i torrenti impetuosi, con al fianco la fedele capretta. Oppure, si dice che sia possibile, mentre si attraversa la foresta, incontrare il suo spettro, soprattutto nella zona dove scorre il torrente Satanasso. Solitamente è preceduto dallo spirito della sua candida capretta ed il campanellino che essa porta al collo tintinna alle volte tra i grandi alberi, segnalando gli spostamenti del suo sinistro padrone e terrorizzando i viandanti.

Quota: € 400 da versare all'associazione (per segreteria, organizzazione, guida).

Spese previste: € 480. Sono calcolate accuratamente per mangiare e dormire, tuttavia suscettibili di piccoli cambiamenti in più o in meno legati a variazioni di prezzi e al comportamento del gruppo. 

Puoi scegliere di pagare il tuo viaggio a piedi comodamente online tramite Paypal. Contattaci prima per la conferma della quota di partecipazione.

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